Pubblicati da andrianotom

IL TEMPO DELL’ASCOLTO

“Mentre era in cammino con i suoi discepoli Gesù entrò in un villaggio e una donna che si chiamava Marta, lo ospitò in casa sua. Marta si mise subito a preparare per loro, ed era molto affaccendata. Sua sorella invece, che si chiamava Maria, si era seduta ai piedi del Signore e stava ad ascoltare quel che diceva. Allora Marta si fece avanti e disse: “Signore, non vedi che mia sorella mi ha lasciata da sola a servire? Dille di aiutarmi! Ma il signore rispose: Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose. Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore e nessuno gliela porterà via”
(Luca 10:38-42).

Luca narra questo episodio in cui sono protagoniste Marta e Maria, due sorelle molto diverse tra di loro.

Ho sempre associato Marta a mia madre. Una donna avvolta dai vapori della cucina e della laboriosità, attiva, terrena, diligente e abile. Sempre pronta a spalancare la porta di casa, a confezionare un succulento pasto e a inondare gli ospiti con la sua travolgente allegria e dinamicità. Confesso che ho sempre ritenuto Marta come utile e necessaria nella sua laboriosità. Il Vangelo ci invita, infatti, a non dimenticare l’ospitalità, esortandoci a praticarla: “Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli angeli” (Ebrei 13:2).

Mia …

UN NUOVO ANNO DI SPERANZA

“Anzi abbiate nei vostri cuori un santo timore di Cristo, pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto” (1Pietro 3:15).

Ogni anno passa velocemente ed è sempre il tempo dei bilanci ma anche dei propositi e delle speranze. Il Signore continua a sorreggerci e a incoraggiarci attraverso la sua Santa Parola.

Il santo timore che si deve avere in Cristo, per essere vero, deve risiedere anzitutto nel nostro cuore. Il santo timore di Gesù libera i cristiani da ogni paura. Essi sentono che soffrire per la verità, in una società avvolta dal freddo tradizionalismo, è un alto onore: “Ed essi se ne andarono dalla presenza del Sinedrio, rallegrandosi d’essere stati reputati degni di esser vituperati per il nome di Gesù” (Atti 5:41). Questi erano gli apostoli di Cristo. Questo è un soffrire santamente, un soffrire come soffrirono i profeti e tutti i servi del Signore.

I cristiani comprendono che le sofferenze, le prevaricazioni, gli insulti, le derisioni sono per la loro anima una salutare disciplina che le strappa da quello che è vano e momentaneo, per fissare la loro vita sui beni che sono veri ed eterni. Questi accrescono in loro la pazienza, l’umiltà, la fede, la bontà e la coerenza. La …

FESTEGGIARE O NO IL NATALE?

È la domanda che ognuno dovrebbe porsi in questo periodo festivo, in cui come per incanto tutti sembrano trasformarsi in esseri buoni e caritatevoli. La suggestione che l’uomo ha creato sul Natale ferma infatti per un attimo la routine della vita, anche di coloro che sono sempre indifferenti ai problemi dello spirito, e tutti, anche se per pochi istanti, si lasciano sollecitare dai messaggi di pace e di amore che echeggiano ovunque.

L’uomo serio e coerente deve però riflettere con attenzione e senza fare eccessiva leva sul suo sentimento e sulle sue emozioni: È giusto essere “Cristiani” solo pochi giorni l’anno? È giusto parlare di pace e amore nel giorno di Natale per ritornare subito dopo a sbranarci come dei lupi rapaci? È proprio questo l’intento di Dio? E soprattutto è vero che Gesù di Nazareth è nato il 25 dicembre e che i suoi Apostoli ci hanno insegnato a festeggiare questo giorno?… Insomma quale è la volontà di Dio in proposito al Natale?

Basta riflettere un momento per capire l’importanza di queste domande, perché a seconda delle risposte che daremo, il nostro com­portamento cambierà. Se Gesù è nato il 25 dicembre e se ci ha ordinato di festeggiare il suo «compleanno», allora faremo bene ad ubbidire e a vivere tutte le implicazioni che tale festeggiamento comporta. Ma se Cristo …

I DUE DISCEPOLI DI EMMAUS (LUCA 22:13-34)

L’ULTIMA SETTIMANA

L’ultima settima della vita del Signore è stata una settimana molto intensa e piena di eventi. Gesù è salito a Gerusalemme per celebrare la Pasqua ebraica. È stato accolto dalle folle in maniera trionfale, celebrato come un re. È andato nel tempio e ha insegnato mostrando la sua autorità. Si è scontrato con Scribi e Farisei mettendo in risalto la loro ipocrisia e la loro poca fede nel Dio d’Abramo, che pur affermavano di seguire. Poi durante la cena pasquale ha rivelato ai discepoli il destino che lo attendeva, ha lavato loro i piedi insegnando l’umiltà e il servizio e ha istituito il memoriale della cena affinché coloro che lo amano non dimentichino il suo sacrificio e abbiano in loro una profonda riconoscenza che si trasformi in fede ubbidiente. Quindi è stato tradito da uno dei suoi. È stato arrestato, rinnegato da chi diceva di amarlo e avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. È stato processato, ingiuriato, flagellato. È stato condannato a morte da quella stessa folla che lo aveva acclamato solo pochi giorni prima. Infine, è stato crocifisso insieme a due ladroni, trafitto da una lancia, sepolto nella tomba di Giuseppe d’Arimatea.

Nel giro di una settimana tutto si è dissolto, tutto è svanito, tutto è finito: sogni, aspettative, bisogni, certezze, desideri, progetti, speranze e promesse che

Nell’Amore non c’è Paura

La nostra società ci presenta un uomo malato di inquietudine, schiavo della paura e della sofferenza interiore.

La paura genera preoccupazione, la preoccupazione ansia, l’ansia angoscia, l’angoscia tristezza … tutte alterazioni della sfera emotiva che, anche se a livello clinico si differenziano, di fatto si intrecciano e si coniugano.

La paura è un fenomeno  radicato nell’animo umano. Ci sono paure che ci accompagnano come ombre: paura della solitudine, paura di essere traditi, paura per l’assenza di prospettive, paura di culture diverse che si inseriscono nella nostra vita mettendo in gioco le nostre abitudini e le nostre presunte sicurezze… e così via. Viviamo nell’epoca della paura.

Ma c’è una paura particolare che è stata trasmessa all’uomo nel corso dei secoli passati … la paura di Dio.

La paura dell’inferno, la paura della punizione eterna. Il Cattolicesimo ha cavalcato questa paura alimentandola con l’esercizio di un potere duro e spietato fatto di repressione, di guerre, di caccia alle streghe, di torture, di roghi. Tutti i regimi dittatoriali esercitano il loro potere con l’uso della violenza che genera la paura di reagire da parte del popolo. Ebbene la chiesa cattolica ha usato questi metodi per costruire la sua forza e la sua ricchezza…. Ancora oggi, infatti, le messe in suffragio dei defunti (grande fonte di guadagno) indicano la paura dei vivi di …

IL GIORNO DEL SIGNORE (Atti 20:7)

Chi afferma che un giorno vale l’altro per per adorare Dio come Chiesa e ne sceglie uno perché è “più comodo”, sicuramente è in piena confusione dottrinale. Il Padre, infatti, non ha lasciato nulla al nostro arbitrio, tantomeno il giorno in cui la Chiesa è chiamata a radunarsi per ricordare il sacrificio di Cristo, fare la colletta per autosostenersi, essere edificata attraverso l’insegnamento apostolico e elevare a Dio inni di lode.

Dio non è un Dio di confusione o di approssimazione. Dio ci ha lasciato un modello preciso e immutabile al quale abbiamo l’obbligo e il desiderio di attenerci: “Attieniti con fede e con l’amore che è in Cristo Gesù al modello delle sane parole che udisti da me” (2 Timoteo 1:13). Un modello che va seguito fedelmente. Affermare poi, cercando di giustificare le proprie idee, che i primi cristiani si radunavano tutti i giorni, significa non aver capito la differenza tra il comandamento di Gesù relativo alla sua commemorazione e il piacere di stare insieme con i fratelli per studiare il Vangelo, che può avvenire in ogni giorno. Il ricordo di Gesù, con il pane e il vino,  non è lasciato alla nostra inventiva né tantomeno ai nostri comodi.

La Chiesa è un gruppo di cristiani (due o tremila, non fa differenza cfr. Matteo 18:20 e Atti 2:41) …

IL REGNO DI CRISTO E LA FINE DEL MONDO

Il Vangelo quando parla del regno dei cieli si riferisce sempre alla chiesa, realtà spirituale dove Gesù regna oggi (Colossesi 1:13 “Egli ci ha riscossi dalla potestà delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figliuolo”). Paolo conferma e pone l’accento sulla realtà spirituale della chiesa definendola addirittura un “luogo celeste” (Efesini 2:6 “…ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù”).

Gli Ebrei aspettavano un Messia che li avrebbe riscattati e che avrebbe istaurato un nuovo governo e la loro delusione e incredulità derivò proprio dal fatto che Gesù non fece nulla di tutto questo, al contrario istaurò un regno spirituale, che non fu compreso proprio come oggi, un regno dove l’uomo può trovare il perdono e la comunione con il Padre. Un regno che non ha caratteristiche fisiche e materiali ma che è dentro ogni uomo che vuole diventare Suo Figlio.

Io non ho l’arroganza e la presunzione di sapere quello che è nella mente del Padre. Non so quale sarebbe stato il destino dell’uomo se non avesse peccato. Non so se Dio lo avrebbe trasportato comunque in una dimensione spirituale senza fargli conoscere morte e dolore, che caratterizzano la nostra vita. Non so è non posso dire nulla… chi lo fa è …

Il fariseo e il pubblicano Luca 18,9-14: Due atteggiamenti riscontrabili ancora oggi nell’uomo

Gesù racconta questa parabola per denunciare due disposizioni sbagliate, opposte al comportamento che Dio desidera nell’uomo: la prima è la presunzione di essere giusti di fronte al Signore, la seconda di sentirsi superiori agli altri. Il fariseo, presuntuoso e sicuro della propria giustizia, è anche un giudice spietato nei confronti del suo prossimo: «Ti ringrazio che non sono come gli altri uomini… neppure come questo pubblicano».

La parabola presenta anche due atteggiamenti di preghiera, che rispecchiano e descrivono due modi di vivere. La preghiera rivela la parte nascosta dell’uomo, i suoi sentimenti, quello che si agita nel suo cuore, le sue aspettative, le sue paure ma anche le sue speranze e la sua concezione del divino. Di conseguenza, ciò che va raddrizzato non è la preghiera (essa è frutto di qualcosa che la precede), ma il modo di concepire Dio, la salvezza, se stessi e il prossimo.

La parabola, molto semplice, presenta due personaggi: un fariseo e un pubblicano, che rappresentano appunto un modo diverso di porsi di fronte a Dio e agli altri.

Il fariseo, in realtà sta dicendo la verità.   Infatti, è  vero che osserva scrupolosamente la legge e ha grande spirito di sacrificio. Non si accontenta dello stretto necessario, ma fa di più. Non digiuna soltanto un giorno alla settimana, come prescrive la legge, ma addirittura …

NUOVI CIELI E NUOVA TERRA

NUOVI CIELI E NUOVA TERRA NEL VECCHIO TESTAMENTO

L’idea di un nuovo cielo e di una nuova terra, in sostituzione della precedente situazione, non è una novità nella Bibbia. Isaia aveva descrittole conseguenze dell’indignazione dell’Eterno verso le nazioni pagane parlando dello scioglimento delle montagne nel sangue, e la dissoluzione dei cieli, arrotolati come un libro, per cadere “come la foglia dalla vite, come cade il fogliame morto dal fico” (Isaia 34:3-4). Anche la nazione di Israele, per la sua disubbidienza, avrebbe conosciuto un identico destino, perché i cieli si sarebbero dileguati come fumo, la terra sarebbe invecchiata come un vestito, per significare la fine del sistema giudaico (Isaia 51:4-6). Al loro posto, Dio avrebbe “piantato dei cieli e fondato una terra” (v. 16) la nuova Israele spirituale, ossia la Chiesa. Il superamento del vecchio ordine e l’istituzione di un ordine nuovo è annunciato ancora più chiaramente da Isaia, nel cap. 65. Dio disse che “le afflizioni di prima saranno dimenticate, e saranno nascoste agli occhi miei” (v. 16), in altre parole, passeranno via. Al posto del vecchio cielo e della vecchia terra, Dio ne avrebbe creato di nuovi: “Poiché, ecco, io creo dei nuovi cieli e una nuova terra… io creo Gerusalemme per il gaudio, e il suo popolo per la gioia” (vv. 17-19). E’ evidente dal resto del capitolo …

LE APPARIZIONI DI MARIA

Si sta parlando molto in questi giorni della presunta veggente di Trevignano che afferma di ricevere messaggi dalla Madonna. Non possiamo dunque esimerci dall’esporre il nostro pensiero basato sulle Scritture. Premettiamo che noi crediamo alle apparizioni di Dio nell’Antico Testamento e di Cristo nel Nuovo, perché ci atteniamo strettamente all’insegnamento del Vangelo e PARLIAMO QUANDO LA BIBBIA PARLA E TACCIAMO QUANDO ESSA TACE.
Riconosciamo vere le apparizioni di Dio, fatte a personaggi (ad es. Mosè) ed a profeti dell’Antico Testamento per comunicare verità di fede e comportamento al popolo ebraico. Così come riconosciamo vere quelle che Gesù risorto ha fatto ai suoi apostoli e discepoli:
a) Per dimostrare loro che era real¬mente risorto, e che la sua risurrezione era la prova più certa del¬la sua divinità, avendola Egli stesso data come tale agli scribi e farisei (Matteo 12:38 ecc.).
b) Così «si presentò vivente con molte prove» (Atti 1:3) facendosi toccare da Tommaso (Giovanni 20:24, 31), e perfino mettendosi a tavola coi due discepoli di Emmaus (Luca 24:29 ss.).
c) Ed Egli «si fece vedere da loro (apostoli e discepoli) per quaranta giorni e ragionando delle cose relative al Regno di Dio» (Atti 1:3), che egli era venuto ad edificare e del quale essi avrebbero dovuto rendere testimonianza «fino all’estremità della terra» (Atti 1:8).
In breve, le apparizioni di Dio …