Dio, ha creato l’uomo e la donna in maniera tale che si attirino e si cerchino reciprocamente. Il racconto biblico della creazione parla dell’essere umano “maschio e femmina”, facendo della sessualità una condizione naturale ed esaltando le differenze fisiche e psichiche che esistono tra i due sessi. Dio ha stabilito non solo che l’uomo e la donna si attraggano, ma anche che si completino e per questo ha fissato delle regole, che possiamo definire come “la legge del matrimonio”, alla cui base ci sono tre principali finalità:
1. COMPLETARSI
L’uomo non è stato creato per vivere da solo, aveva bisogno di una creatura che gli stesse vicino e che lo aiutasse da un punto di vista psico-fisico. Per questo Dio ha creato la donna: “Poi l’Eterno disse:’ non è bene che l’uomo sia solo: io gli farò un aiuto conveniente” (Genesi 2:18). È un completamento che abbraccia diverse sfere, dalla vita sessuale, all’aspetto psicologico, intellettuale e sociale.
2. VIVERE SESSUALMENTE
L’uomo e la donna esistono l’uno per l’altro e non solo per avere figli. Il matrimonio è un’unione d’amore e ha in sé un significato che prescinde dalla procreazione e trova piena realizzazione anche in coppie che non hanno figli. Paolo, ispirato dallo Spirito Santo, nel definire i diritti e i doveri della coppia afferma: «Ma a motivo della fornicazione, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito. Il marito renda alla moglie e il dovere coniugale, e ugualmente la moglie al marito. La moglie non ha potestà sul proprio corpo, ma il marito: nello stesso modo anche il marito non ha potestà sul proprio corpo ma la moglie. Non privatevi l’uno dell’altro, se non di comune accordo per un tempo, per dedicarvi al digiuno e alla preghiera; poi di nuovo tornate insieme, affinché Satana non vi tenti a causa della vostra mancanza di autocontrollo» (1Corinzi 7:3-4).
Ciascuno dei coniugi acquisisce nel matrimonio potere sul corpo dell’altro e di conseguenza il diritto di reclamare il dovere coniugale. Come detto è l’amore a spingere gli sposi l’uno nelle braccia dell’altro, ma è altrettanto vero che l’astensione dai rapporti coniugali non può essere lasciata all’iniziativa e all’arbitrio di uno dei due, né tanto meno imposta da un’autorità esterna. Paolo chiarisce come l’astensione deve sottostare a delle regole precise ed eccezionali. Prima di tutto è una decisione che deve essere presa insieme; poi, deve essere di breve durata per non alimentare in uno dei due una repressione tale che lo porti a peccare. Certamente il sesso in questo brano è visto in un’ottica diversa da quanto siamo stati abituati. È visto, infatti, come patrimonio della coppia da amministrarsi con sensibilità e intelligenza per evitare qualsiasi pensiero, desiderio, occasione di fornicazione.
Il ricorso alla contraccezione e a una seria e attenta pianificazione famigliare, se non degenera in una scelta egoistica basata unicamente sul proprio tornaconto, non può essere considerato un male o un peccato. Non è una dimostrazione d’amore infliggere una gravidanza alla propria compagna se questa non ha la necessaria forza fisica o psichica, o se la famiglia non ha i mezzi economici per sostenerla. È altrettanto ovvio che non esiste alcuna giustificazione invece per la contraccezione usata al di fuori del matrimonio. In questo caso il peccato non sta nella contraccezione in sé, ma nella fornicazione, nell’adulterio, nell’unione al di fuori della legge divina, dove non trova spazio né il vero amore, né la promessa di fedeltà.
3. VIVERE IN COMUNIONE
L’uomo e la donna sono chiamati nella coppia a partecipare reciprocamente a tutti i momenti che scandiscono la loro vita, sia a quelli lieti e spensierati, sia a quelli cupi e difficili, così da dividere ogni esperienza, amandosi e rispettandosi, pronti ad aiutarsi in ogni occasione e circostanza. È importante poter sempre contare sul proprio coniuge, non sentirsi mai soli e inutili ma essere consapevoli di avere una parte importante e decisiva sulla vita della persona amata.
LA LEGGE DEL MATRIMONIO
Il matrimonio è un dono di Dio, buono, onorevole, serio come tutte le cose che Egli ci dona. Qualsiasi cosa l’uomo dica per screditare, minimizzare, rendere superata tale istituzione, non può cambiare ciò che Dio ha stabilito con chiarezza e solennità: “Sia il matrimonio tenuto in onore da tutti, e sia il talamo incontaminato” (Ebrei 13:4). Il matrimonio è stato istituito dal Signore affinché la vita di coppia si realizzi nella sua pienezza, e sin dall’origine del genere umano ha stabilito una legge che si distingue per la sua chiarezza e semplicità: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e saranno una stessa carne”(Genesi 2:24).
Gesù nella sua predicazione ripropose questa norma fissandone l’assoluta validità per l’uomo di ogni epoca (Matteo 19:5; Marco 10:7). Paolo giunge addirittura ad affermare che l’amore coniugale riproduce nel suo comportamento l’amore di Cristo verso la Chiesa (Efesini 5:25-28), donando uno spessore di assoluta rilevanza al rapporto marito/moglie.
La legge del matrimonio può essere rappresentata come un triangolo i cui angoli sono costituiti dai tre differenti momenti indicati in Genesi 2:24: IL DISTACCO, L’UNIONE, LA SOLA CARNE. Queste tre azioni sono tutte decisive e non possono prescindere l’una dall’altra se si vuole che il matrimonio sussista.
1. IL DISTACCO
Non esiste matrimonio se non c’è distacco. “Lasciare il padre e la madre” sottintende l’azione pubblica necessaria affinché il matrimonio avvenga. Il matrimonio è l’inizio di una nuova esistenza, la formazione di una nuova casa, il coronamento di un sogno che richiede l’abbandono della vita precedente. Il distacco dai genitori è il prezzo da pagare per avere indipendenza e felicità. Deve esistere un taglio netto con la propria famiglia, altrimenti non si potrà mai crescere nel rapporto matrimoniale, proprio come il neonato deve recidere il cordone ombelicale per essere inserito nel mondo.
Questo primo passo stabilito da Dio implica il riconoscimento dell’autorità, l’atto pubblico, il patto nuziale. Questo ha avuto un ruolo importante fin dai tempi dell’Antico Testamento. Scrive il profeta Malachia: “L’Eterno è testimone fra te e la moglie della tua giovinezza … la moglie alla quale sei legato da un patto”(Malachia 2:14). Il patto precedeva l’unione fisica degli sposi ed era confermato da varie usanze e cerimonie. Isacco portò Rebecca nella tenda di Sara sua madre (Genesi 24:67) e questo non passò inosservato agli occhi di coloro che vivevano con loro ma ebbe un significato preciso. In genere lo sposo, accompagnato dai suoi amici con tamburelli e musica e con la testa ornata da un diadema, si recava a casa della sposa. Questa, vestita nella maniera più ricca possibile e velata, a sua volta era condotta dalle amiche nella casa dello sposo. La cerimonia nuziale era occasione di grande festa e di canti che celebravano gli sposi e di cui abbiamo esempio nel Salmo 45 e nel libro del Cantico dei Cantici.
Oggi in una società il cui patto nuziale è stipulato dinanzi all’autorità civile e da questa garantito, non esiste alcuna motivazione valida per sottrarsi a tale obbligo. Non è la forma esteriore che ha importanza in sé ma il principio stabilito da Dio per cui il matrimonio debba essere accompagnato da un’azione pubblica e legale. Contrariamente a quanto si pensa il matrimonio non è solo un fatto privato tra due persone, e non c’è matrimonio se non si sottostà alla legge civile che lo regola. Il cristiano ha almeno quattro buoni motivi per rispettare le leggi civili che lo regolano:
1) Le autorità civili sono volute e riconosciute da Dio (Romani 13:1-2).
2) Il Vangelo lo esorta a rispettare le leggi emanate da esse (Tito 3:1; 1Pietro 2:13-14).
3) La sua coscienza, educata dallo Spirito Santo, gli suggerisce così (Romani 13:5).
4) Il suo comportamento e il suo esempio devono essere trasparenti e non dare occasione di inciampo o di critica (Efesini 4:1; Colossesi 4:5; 2Pietro 3:14).
2. UNIONE
Il secondo passo non riguarda ancora l’aspetto propriamente fisico del matrimonio, ma suggerisce l’amore profondo che lo deve caratterizzare e cementare. Distaccarsi e unirsi sono due azioni complementari. Mentre la prima riguarda l’aspetto pubblico e legale del matrimonio, l’altra ne sottolinea l’aspetto individuale. La coppia che si distacca da una situazione e si incontra per unirsi in una dimensione nuova. In ebraico questo termine definisce due oggetti attaccati, incollati, dunque si riferisce a una unione che non può essere interrotta senza lacerare e fare violenza almeno a uno dei due oggetti uniti. L’unione che si attua nel matrimonio è dunque un’unione totale che presuppone un intenso amore, una conoscenza non certo superficiale, una stima e una comprensione estremamente profondi.
Essere uniti significa essere vicini l’uno all’altro con la ferrea volontà di condividere insieme l’intera esistenza. Il matrimonio è un passo di grande importanza che non può lasciare alcuno spazio a ripensamenti o a pentimenti, per questo è necessario riflettere, capire, prepararsi in maniera adeguata.
3. UNA SOLA CARNE
La terza componente riguarda l’aspetto fisico, che non è meno importante di quello legale e individuale. Il matrimonio è l’ambito entro il quale Dio ha voluto che il sesso sia vissuto senza timori e senza vergogna poiché è un dono divino. Il rapporto sessuale non può essere disgiunto dalla ricchezza di un’adesione interpersonale piena. Diventare una sola carne vuole dire non solo avere i propri corpi in comune, ma anche i pensieri, i sentimenti, i beni materiali, le speranze, le paure, insomma tutto ciò che riempie un’esistenza. Questo donarsi reciproco esalta il matrimonio e fa del rapporto intimo una parte importante ed irrinunciabile.
Solo la superficialità e l’ignoranza biblica può indurre due fidanzati a pensare di essere sposati e quindi ad avere quei rapporti intimi che ricevono la loro sublimazione esclusivamente nell’ambito di un saldo patto nuziale.
MATRIMONIO DAVANTI A DIO?
Il matrimonio è tale agli occhi di Dio solo quando si verificano tutte le condizioni sopra descritte nella Scrittura. Questo è il solo matrimonio presentato nella Scrittura e non ha senso e non trova alcun supporto biblico parlare di matrimonio davanti a Dio e matrimonio davanti agli uomini. Il matrimonio è uno, come è una la legge che lo regola. Spesso si sente dire a delle coppie che convivono che intendono regolarizzare la loro posizione davanti agli uomini perché ritengono di essere sposate solo davanti a Dio. Ebbene l’idea stessa di regolarizzare una situazione fa pensare a uno stato irregolare, non limpido, e questa distinzione è frutto solo dell’ignoranza biblica. Chi crede poter fare a meno del patto pubblico nuziale pensando che la sola convivenza lo renda di fatto “sposato agli occhi di Dio”, prende un grosso abbaglio. Dio non autorizza nessuno ad alterare l’ordine della Sua legge o a omettere anche uno solo dei suoi decreti. L’amore verso il Signore e l’amore verso la propria compagna troveranno la loro esatta dimensione solo nel rispetto della legge di Dio sul matrimonio.
MATRIMONIO RELIGIOSO E CIVILE?
Un’altra distinzione abbastanza comune che si tende a fare è quella tra matrimonio religioso e matrimonio civile. Quest’idea è stata favorita dal cattolicesimo che ha fatto del matrimonio uno dei sette sacramenti. Il Cattolicesimo insegna che il sacramento è un segno sensibile e efficace, istituito da Gesù, della grazia. La grazia cosiddetta santificante o abituale è, per la Chiesa Cattolica, un dono infuso da Dio nell’anima e per sua natura permanente; per esempio, la grazia santificante del battesimo dona l’orientamento di figlio di Dio, quella della cresima la disposizione a combattere per la fede, e così via. Tuttavia, la Scrittura non contiene tali idee, non parla mai di sacramento così come inteso dal Cattolicesimo, al contrario ci presenta la grazia come un dono che si ottiene una volta per tutte e che si deve mantenere attraverso l’ubbidienza. L’Evangelo è il frutto tangibile della grazia (Atti 20:4), dato che Dio si manifesta per suo mezzo e indica la strada per ricevere la giustificazione (Romani 3:24). La Scrittura insegna che diventando Cristiani, mediante l’ubbidienza del battesimo, si viene in contatto con il sangue di Cristo e quindi con la grazia divina nella sua interezza che va preservata con la perseveranza e l’attuazione dei frutti che da essa provengono (2Corinzi 6:1; Galati 5:4).
Risulta agevole, allora, capire che non è possibile fare delle distinzioni nell’ambito del matrimonio. Ogni sposalizio è già di per sé “santo”, cioè guardato con approvazione dal Signore. Infine, la Parola di Dio non accenna né propone una particolare cerimonia religiosa con cui si debbano sigillare le nozze stesse. Ciò, tuttavia, non esclude la possibilità che gli sposi festeggino la loro unione cantando, pregando e studiando la Scrittura insieme ai fratelli.
Qualsiasi matrimonio è valido agli occhi di Dio a patto che venga rispettata la sua legge, ossia se: 1) tra gli sposi vi sia stato un impegno pubblico solenne, che abbia rispettato la legislazione del paese nel quale si vive; 2) se esista tra loro un’unione seria e profonda nell’amore; 3) se si sia divenuti una stessa carne per suggellare tale unione.