“Vi era in Gerusalemme un uomo di nome Simeone; quest’uomo era giusto e timorato di Dio, e aspettava la consolazione d’Israele; lo Spirito Santo era sopra di lui e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore. Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio; e, come i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere a suo riguardo le prescrizioni della legge, lo prese in braccio, e benedisse Dio, dicendo: «Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele»” (Luca 2:25).
All’arrivo di Maria e Giuseppe nel tempio con il bambino, lo Spirito Santo, di cui Simeone era ripieno, gli rivela l’identità del piccolo. È lui il Messia, colui che porterà la salvezza nel mondo, colui che saprà consolare ogni tristezza e ogni sconforto. La consolazione del Padre è in Cristo Gesù, perché Gesù è via per la salvezza, la vita, la gioia, il sostegno, la speranza, l’amore, la carità, la luce del Padre.
Cristo è tutto per il Padre e il Padre dona tutto all’uomo attraverso Cristo, per mezzo della sua sofferenza, morte, risurrezione e per la sua unica mediazione oggi in cielo: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo” (Efesini 1:3). I luoghi celesti in questa epistola rappresentano la realtà spirituale dove oggi Cristo è presente e regna, ossia la Sua Chiesa: “Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Matteo 18:20).
Cristo è la consolazione di Dio per chiunque si affidi a lui, perché in Cristo Dio ha liberato i cristiani dalla morte eterna e continua a liberarli ogni giorno da tutte le afflizioni che turbano il cammino verso il Padre.
Non c’è tribolazione nella carne, nello spirito, nell’anima che non sia avvolta dalla consolazione divina.
Tuttavia, la consolazione non è sempre liberazione dall’afflizione. Spesso è la forza che consente di superarla, di viverla pienamente, come ha fatto Gesù sul legno del patibolo. Infatti, consolazione e sofferenza camminano unite indissolubilmente: “La nostra speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione” (2Corinzi 1:7).
IL TIMORE DEL SIGNORE
“Così la chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, aveva pace ed era edificata; e, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, cresceva costantemente di numero” (Atti 9:31)
La consolazione di Cristo procede anche unita al timore verso il Signore, che non è un sentimento di turbamento, smarrimento o inquietudine per paura della punizione divina, piuttosto il rispetto indispensabile per poter amare veramente.
Il termine “rispetto” deriva dal latino: respectus, da respicere guardare indietro, composto di re- indietro e spicio guardare. L’uomo deve guardare indietro a ciò che Dio ha fatto per lui, guardare indietro al sacrificio di Cristo che ha pagato per le sue colpe. Guardare indietro e capire che la Sacra Scrittura ha il duplice ruolo di guidare e di consolare: “Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché, mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza” (Romani 15:4).
La consolazione che Dio elargisce attraverso le Scritture produce forza interiore, sostegno spirituale e morale, aiuto e sollievo, coraggio e tenacia, consentendo ai cristiani di consolare a loro volta i fratelli nella fede e facendo si che la speranza diventi realtà: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione” (2Corinzi 1:3- 4).
La consolazione è la presenza di Dio nel momento della sofferenza e della tribolazione affinché la si possa sopportare, perché la tristezza non vinca, il dolore non sfianchi, l’angoscia non atterri, la sfiducia non faccia abbandonare la fede.
La consolazione di Dio che proviene dalla Sua Parola rende l’uomo una nuova creatura, rinnova il suo cuore, lo rigenera, lo conforta, lo immette sulla via della salvezza aiutandolo a perseverarla, lo sostiene e infonde la forza che conduce verso il cielo.
“Se dunque v’è qualche consolazione in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento” (Filippesi 2:1-2).